Il Perricone è un vitigno autoctono della Sicilia occidentale. Da sempre presente nell’area, questa varietà è stata per secoli coltivata fra Palermo, Trapani ed Agrigento.
Noto anche con i sinonimi di Tuccarino, Guarnaccio e Pignatello, nel corso del ‘700 e dell’800 il Perricone veniva utilizzato prevalentemente per l’elaborazione del Marsala Ruby, in assemblaggio con altre uve locali, occupando un’estensione complessiva di circa 34.000 ha. La prima grave crisi si registrò durante la terribile epidemia fillosserica, che decimò i vigneti siciliani nella prima metà dell’800. Il Perricone, molto sensibile all’insetto, riuscì tuttavia a recuperare terreno, grazie all’ottimo andamento delle vendite del Marsala, vino molto richiesto ed apprezzato soprattutto all’estero (Gran Bretagna e Stati Uniti). A partire dalla metà del Novecento, invece, con il declino anche qualitativo del Marsala e il conseguente crollo dell’economia vitivinicola locale, iniziò un’inarrestabile susseguirsi di espianti che oggi relega il Perricone ad una superficie complessiva di soli 192 ettari, appena lo 0,3% del totale regionale.
Il suo destino sembrava segnato, finché, un piccolo gruppo di vignaioli ha iniziato a recuperare i vecchi vigneti e a riprenderne la vinificazione, sia in assemblaggio che in purezza (Tenute Mokarta)
PERRICONE: CARATTERISTICHE DEL VITIGNO
Il Perricone è un vitigno di produttività medio-bassa, molto resistente alla siccità.
Di precoce germogliamento, mantiene una particolare sensibilità alla fillossera, anche fogliare, ma è capace di resistere più di altre varietà alle infezioni fungine grazie alla buccia spessa e pruinosa.
La maturazione avviene a media epoca, ossia fra la fine di agosto nelle zone litoranee e la fine di settembre in media e alta collina. I grappoli sono di media grandezza, con forme cilindrico-coniche allungate e dotate di ali. Gli acini sono rotondi, dal colore blu molto scuro, quasi nero.
Il suo terroir d’elezione rimane la parte occidentale della Sicilia dove viene coltivato con gli stessi sistemi del passato, con allevamento poco espanso e potature corte o miste; talvolta ad alberello, oppure a controspalliera.
Il sinonimo Pignatello sembra riferirsi al termine dialettale pignatidare, utilizzato per definire le argille rosse alluminose del Trapanese utilizzate per produrre le pignàte, tradizionali pentole di terracotta. Questo riferimento all’argilla è estremamente importante, perché descrive una delle caratteristiche del Perricone, ossia la sua attitudine a trovarsi a proprio agio su terreni forti e argillosi, dove esprime in modo particolare la sua potenza e l’intensità del tannino.
VINIFICAZIONE
Il Perricone è una varietà difficile da vinificare: il vino che ne deriva può risultare piuttosto ostico e scontroso, specie nelle annate fresche e piovose, a causa del tannino intenso e fittissimo. Per questo “selezione” è la prima parola d’ordine: le uve debbono essere perfettamente mature e sane, per evitare l’estrazione di sentori vegetali che possono essere anche molto marcati, quindi sgradevoli.
La seconda parola d’ordine è “basse rese”, assecondando la naturale predisposizione del Perricone ad una moderata produttività.
Una fermentazione lenta, una malolattica senza arresti e un lungo affinamento sono, in cantina, gli alleati più importanti.
PERRICONE: NOTE ORGANOLETTICHE
I vini di Perricone possono dare grandi soddisfazioni, soprattutto dopo un certo periodo di affinamento.
Generalmente il naso esprime una complessa gamma di spezie, dove ginepro e pepe nero sono alcune delle componenti principali.
Il corpo è equilibrato dai classici frutti rossi, dai profumi di marasca e confetture, prugne e ciliegie, e da alcuni tocchi vegetali.
Anche in bocca i vini, specie nelle annate migliori, si segnalano per la loro eleganza, con una solida base tannica ammorbidita da un buon tenore alcolico e da una lunga persistenza. Grandi qualità vengono espresse nella ricchezza del palato: ampio, asciutto, con finali alcune volte ammandorlati.
Il Perricone viene vinificato anche in assemblaggio: spesso insieme al Nero d’Avola, che ne ammorbidisce la trama tannica, altre volte insieme al Nerello Mascalese, che apporta acidità e finezza olfattiva.
Questo uvaggio molto particolare è presente nel Microcosmo, elaborato con le uve di Perricone e Nerello Mascalese coltivate insieme nello stesso vigneto in proporzione di 10 a 1, come da tradizione.
SERVIZIO E ABBINAMENTO
Il Perricone va servito in grandi calici da vino rosso, a temperatura fresca di cantina (intorno ai 16/18 °C). Molti Perricone sono piacevoli pochi mesi dopo la vendemmia, ma i vini migliori riescono ad esprimersi con grande finezza e complessità solo dopo un adeguato tempo in bottiglia, e possono invecchiare egregiamente anche per 8 – 10 anni.
Si accompagnano ottimamente ai legumi, ai formaggi di carattere, alle carni rosse elaborate e in genere a tutti i piatti piccanti, speziati e molto saporiti.