IL VITIGNO CARMÈNERE
Il vitigno Carmenère deriva dall’antica “Vitis Biturica” di origine Albanese e portata in Francia dai Romani. Il suo nome potrebbe avere origine da “carminio”, per via del colore porpora intenso del vino che se ne ricava. Da questa vite originaria sembra derivano tutti i vitigni Bordolesi. Il Carmenère è molto delicato e soggetto all’acinellatura (aborto floreale) per questi motivi in Francia ne è stata abbandonata quasi del tutto la coltivazione, e oggi il paese nel quale è più diffuso è il Cile. Grazie al successo del Carmenère in Cile la varietà è stata presa in considerazione anche in diverse altre regioni del mondo, fino in Nuova Zelanda e viene oggi investita di sempre maggiore attenzione nel Medoc, di cui è originaria. In Italia si trova in Veneto e nel Friuli-Venezia Giulia, dove in passato il Carmenère è stato spesso confuso con il Cabernet Franc, ma anche in Franciacorta (Curte Franca), dove alcune aziende hanno sviluppato vini in purezza di ottima fattura.
In realtà il Carmenére morfologicamente assomiglia al Merlot, dal quale si differenzia per il colore delle foglie giovani (verdi nel Merlot, rossiccie nel Carmenere) e per l’epoca di maturazione, essendo il Carmenère più precoce di un paio di settimane. Il Carmenère è una varietà a maturazione tardiva e per questo ha bisogno di sole e di per esprimere il suo pieno potenziale. Nell’ambiente giusto può produrre vini rossi pregiati e dai colori intensi, con l’attraente consistenza carnosa del Merlot e delle note erbacee note del Cabernet Sauvignon. Il vino del Carmenere ha dunque caratteri particolari e inconfondibili, risultando piacevole da giovane ma anche adatto all’invecchiamento. E’ inoltre un vino molto versatile con tutti gli abbinamenti tradizionale, ideale per gli arrosti, sia di carne bianca che rossa, cacciagione e formaggi stagionati. Va servito in calici ampi, ad una temperatura fra i 16 e 18°C.