La varietà del panorama vitivinicolo dell’Emilia Romagna
L’area del Lambrusco, dove sono in corso le grandi manovre verso l’unificazione dei Consorzi prevista per il 2021, si rivela ancora una volta una terra dove il Sorbara fa la parte del leone. Inoltre, è da seguire con interesse lo sviluppo delle varianti “alternative” alla consueta rifermentazione in autoclave, vale a dire Metodo Classico e Ancestrale. Va detto comunque che anche dal mondo del Lambrusco di collina arrivano segnali interessanti, soprattutto dalle parti di Castelvetro e dintorni. Altra realtà molto dinamica è quella del Pignoletto, dove nel ginepraio delle denominazioni e delle tipologie riescono a farsi strada prodotti di un certo interesse, in particolar modo sul piano dei profili aromatici. Risalendo la Via Emilia, a Parma e Piacenza mancano a nostro avviso indicazioni chiare da parte dei rispettivi Consorzi circa i vini su cui puntare con decisione.
Sui Colli Piacentini le notizie migliori arrivano dal Metodo Classico, con un premio che vuole far da stimolo per tutta la zona. Questo in attesa di capire cosa voglia fare il Gutturnio da grande, e in attesa soprattutto della Malvasia di Candia Aromatica, vitigno autoctono che ha dimostrato di poter dare risultati di grande interesse anche sui lunghi invecchiamenti.
I Tre Bicchieri 2021 della Romagna
Veniamo alla Romagna. Sempre più consapevole delle proprie potenzialità, ma ancor più delle proprie identità, la parte di Regione che si estende verso l’Adriatico appare come una fucina di progetti interessanti tra conferme, rinnovamenti e nuove imprese. A cominciare dal fronte sangiovese, ovviamente, sempre più centrato stilisticamente e alla ricerca di declinazioni territoriali ancora più incisive. La strada da fare non manca, ma la voglia di trovare una fisionomia originale e non stereotipata, come a volte in passato è successo, ci pare un segnale molto incoraggiante. E che dire dell’Albana? Che fosse una varietà versatile lo sapevamo, ma ormai gli esperimenti sono tantissimi e le eccellenze non mancano. In generale, c’è da dire che i bianchi non sfigurano al cospetto dei rossi, con tante varietà (come non citare la rebola riminese…) e altrettanti stili. A proposito di uve, molte quelle antiche, autoctone, appartenenti alla più intima tradizione che sono state rispolverate, non solo in senso nostalgico, ma con una precisa visione contemporanea. Chiusura d’obbligo sui vini dolci, tipologia sulla quale la regione primeggia in Italia.
- Arvange Pas Dosé M. Cl. – Cantina Valtidone
- C. B. Pignoletto Frizzante ’19 – Floriano Cinti
- Lambrusco di Sorbara Brut Rosé M. Cl. ’15 – Cantina della Volta
- Lambrusco di Sorbara del Fondatore ’19 – Cleto Chiarli Tenute Agricole
- Lambrusco di Sorbara Leclisse ’19 – Alberto Paltrinieri
- Lambrusco di Sorbara V. del Cristo ’19 – Cavicchioli
- MaraMia Sangiovese ’18 – Tenuta Mara
- Reggiano Lambrusco Concerto ’19 – Ermete Medici & Figli
- Romagna Albana Passito Scaccomatto ’16 – Fattoria Zerbina
- Romagna Albana Secco A ’19 – Fattoria Monticino Rosso
- Romagna Sangiovese Modigliana I Probi Ris. ’17 – Villa Papiano
- Romagna Sangiovese Predappio Calisto Ris. ’16 – Stefano Berti
- Romagna Sangiovese Predappio Godenza ’18 – Noelia Ricci
- Romagna Sangiovese Predappio Le Lucciole Ris. ’17 – Chiara Condello
- Romagna Sangiovese Sup. Primo Segno ’18 – Villa Venti