Con la definizione “agricoltura biologica” si identifica quel sistema di produzione agricolo che, da un lato, punta ad offrire al consumatore prodotti freschi, genuini e privi di sostanze chimiche; dall’altro cerca di ridurre il più possibile l’impatto ambientale dell’attività agricola, facendo in modo che ogni fazzoletto di terra venga utilizzato nel rispetto dei suoi cicli naturali e quindi in modo eco- sostenibile.
Oltre alla terra, l’agricoltura biologica riserva naturalmente una grande attenzione anche al rispetto degli animali, dell’aria e dell’acqua.
Quest’ultima – in particolare – non è soltanto un fattore determinante del ciclo agricolo, ma soprattutto una risorsa vitale, che deve essere preservata e ben gestita per continuare ad alimentare nel tempo la vita di piante e animali. I contadini convertiti al bio infatti, gestiscono in modo attento, scrupoloso ed efficiente l’acqua che hanno a disposizione e cercano di mantenere pulite le risorse idriche presenti sul territorio.
Punto fermo dell’agricoltura biologica è anche la salvaguardia della biodiversità, ovvero la presenza e lo sviluppo di specie e varietà differenti di piante e animali sul territorio.
Tra i concetti fondamentali dell’agricoltura biologica va ricordata anche la stagionalità dei cibi; i contadini bio infatti si impegnano ad ottenere solo prodotti di stagione – anche perché le tecniche utilizzate in agricoltura biologica difficilmente consentirebbero a determinati prodotti di crescere e maturare fuori stagione.
Altro elemento base è la filiera corta, dove il raccolto viene messo sul mercato direttamente dal contadino o, in alternativa, dai rivenditori presenti nelle vicinanze dei luoghi di produzione. Nasce così l’espressione “a chilometri zero”, con la quale si identificano tutti quegli alimenti che non subiscono grandi spostamenti dal momento della produzione e della raccolta a quello della vendita. Abolendo, o accorciando sensibilmente i tragitti delle merci, si garantisce la loro freschezza e un impatto minimo sull’ambiente.
Il lavoro dei contadini biologici
Nel rispetto dei principi dell’agricoltura biologica, gli agricoltori bio fertilizzano i terreni utilizzando materiali organici – come il letame – e attuano tecniche agricole tradizionali, come la rotazione delle colture, che prevede di lasciare periodicamente a riposo una parte del terreno coltivato. Un modo per incoraggiare la naturale fertilità delle terre, senza necessità di sfruttarle in modo intensivo. Altra tecnica usata dai contadini biologici è la consociazione: si interrano in parallelo piante sgradite ai parassiti della pianta accanto.
Oltre a questi sistemi, gli agricoltori biologici usano fertilizzanti naturali, escludendo così l’uso di sostanze sintetiche e pesticidi, in grado di alterare i prodotti coltivati, e naturalmente bandiscono anche l’uso di organismi geneticamente modificati (OGM).
Per garantire la sopravvivenza e il benessere dei terreni coltivati biologicamente, gli addetti al settore interrano piante in grado di ospitare tutti quegli animaletti che mangiano i parassiti pericolosi per le coltivazioni. In questo modo si garantisce anche una barriera protettiva e naturale contro l’inquinamento.
In caso di malattie, per la cura del terreno, gli agricoltori biologici usano sostanze vegetali, animali o minerali, ovvero: estratti di piante, insetti predatori di parassiti, farina di roccia o minerali naturali, che correggono chimicamente il terreno. Ricorrono all’uso di medicinali tradizionali molto raramente e solo nei casi previsti dai regolamenti europei.
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