“Quest’anno la quantità di Chianti sarà minore ma la qualità sarà ottima” sono le parole di Giovanni Busi, presidente del Consorzio vino Chianti. “Alcune aziende – continua il presidente –sono nel pieno della vendemmia, altre hanno già terminato, e sono soddisfatte, speriamo che il tempo ci assista anche per i prossimi dieci giorni, poi potremo brindare”. Il calo della produzione era già nei programmi. Il consorzio aveva deciso di ridurre le quantità del 20% per garantire un equilibrio di mercato, mantenere i prezzi dello sfuso e la remuneratività per le imprese, ma non c’è stato bisogno di interventi da parte dei viticoltori, perché la diminuzione della resa è stata naturale. Sulle viti quest’anno sono maturati meno grappoli così la diminuzione è stata spontanea.
Il Chianti è venduto per il 70-75% nella grande distribuzione, e in questo canale di vendita ha fatto registrare numeri in aumento, nonostante la crisi dovuta alla pandemia. L’incremento ha compensato in parte il calo registratore dal settore dei ristoranti che invece è fermo. Il problema è che le 570 aziende del Consorzio che hanno come sbocco commerciale solo il canale Horeca (ristoranti, bar ed enoteche) sono in forte crisi economica.
“Durante il lockdown questo canale è rimasto completamente chiuso. Ora sta riaprendo – spiega Busi – ma la ripresa è lenta, mentre in campagna i costi, compresi quelli per la vendemmia, sono invariati e non si possono ridurre e l’accesso al credito è difficile”. Per questi motivi il Consorzio sollecita un sostegno importante per traghettare le imprese verso la ripartenza economica salvaguardando mano d’opera e investimenti.
da Il Fatto Alimentare