Con il termine inglese “Orange Wines” si definiscono i vini prodotti da uve a bacca bianca ma che sono vinificati come se fossero dei rossi, ossia lasciando macerare anche per tempi molto prolungati i mosti assieme alle bucce e i lieviti, che si depositano sul fondo e cedono lentamente sostanze di diversa natura al vino. Questo risulta quindi arricchito in tannini, polifenoli e sostanze aromatiche e proteiche complesse, che conferiscono al vino sensazioni visive, olfattive e tattili che lo distinguono sia dai bianchi che dai rossi. In alcuni casi possono anche intervenire fenomeni ossidativi che in alcuni casi portano alla formazione di sostanze volatili non sempre piacevoli all’olfatto.
L’origine dei moderni vini macerati da uve di bacca bianca viene comunemente considerata la Georgia. Le “anfore” che molti produttori anche Europei utilizzano, sono infatti mutuate dai Kvevri, tradizionali contenitori di argilla interrati dove il vino macera rimanendo a contatto con le bucce.
Precursore di questo tipo di produzione è stato sicuramente Josko Gravner, che fu poi seguito poi da molti altri, vuoi per convinzione o per imitazione. Oggi la diffusione di questi vini si va estendendo in Italia, Austria, Germania, Francia, Spagna, Ungheria, Serbia ma anche in Nuova Zelanda e Stati Uniti, pur rimanendo una piccola nicchia all’interno dell’ampia offerta di vini delle singole regioni di origine.
A seconda del vitigno e della sua capacità di cessione di sostanze dalle bucce, ma anche per ragioni di “stile” personale, i periodi di macerazione vanno da qualche giorno a diversi mesi, caratteristica questa più frequente per i vini prodotti in anfore di argilla alla moda Georgiana.
Molti produttori scelgono di far seguire alla macerazione un periodo di affinamento in botti di legno, solitamente grandi, alla fine del quale gli Orange Wines vengono imbottigliati senza filtrazione. I vini passano poi un periodo di affinamento in bottiglie conservate verticalmente in modo che le fecce fini possano separarsi per decantazione.
Spesso i produttori degli Orange Wines applicano dalla vigna al vino principi produttivi biologici o biodinamici, utilizzando sistemi e metodi naturali e eco-sostenibili e ottenendo un’elevata capacità di conservazione del vino anche senza l’aggiunta di solfiti.
Ovviamente alcuni vitigni si prestano più di altri per ottenere Orange Wines: ad esempio il Pinot grigio, essendo a bacca grigia e non bianca, richiede tempi di macerazione più brevi e permette di ottenere vini più intensamente colorati a parità di periodo di contatto con le bucce.
Il colore di questi vini non è né giallo, né rosso o rosato, ma “orange“, appunto. Un colore aranciato che non è rosato e presenta sfumature ambrate di maggiore o minore intensità a seconda della struttura e dell’affinamento del vino sotto esame.
Anche al naso gli Orange Wines possono presentare profili molto diversi. Possiamo trovare note erbacee di foglia di geranio, intermedie tra l’erbaceo dei Sauvignon più decisi e quello di alcuni Cabernet franc, senza però le note fruttate di quest’ultimo. Altri possono avere note fruttate di frutta bianca secca, come albicocche, gherigli di noce, miele, ossia sentori che possono ricordare taluni vini bianchi passiti. Con in più un sottofondo di crosta di pane ed in taluni casi una vena di ossidazione, più o meno fine e armonica.
Al palato troviamo solitamente una struttura più corposa rispetto ad un qualsiasi vino bianco o rosato. La quantità di estratto è generalmente superiore. L’intensità tannica è chiaramente percettibile, e più o meno marcata a seconda della durata della fase di macerazione e del vitigno di origine (eh sì, non dimentichiamoci di quello!). Freschezza e sapidità si integrano col tannino facendo sì che gli Orange Wines tendano ad avere un profilo gustativo più orientato verso le durezze, per quanto l’utilizzo della fermentazione malolattica possa contribuire a smorzarne gli effetti.
Per questi vini possiamo definire delle classi di abbinamento a sè stanti. Osserviamo che, come esistono vini bianchi e rossi più o meno intensi e strutturati, esistono anche Orange Wines più o meno intensi e strutturati. Certamente alcuni piatti di carne, come agnello e capretto, saporiti e speziati, ancorchè non eccessivamente succulenti,possono anche trovare un abbinamento con i vini di più grande struttura. Gli Orange Wines si prestano poi magnificamente all’abbinamento con i piatti della cucina orientale, soprattutto indiana e pachistana, o alcuni piatti (non certamente tutti) della cucina giapponese, sushi e sashimi in primis.